"Verità Rivelata" E "Verità Percepita" | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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venerdì 26 novembre 2010

"Verità Rivelata" E "Verità Percepita"

caleidoscopio di verità e inganni

Da qualche anno a questa parte, le previsioni del tempo ci hanno abituato ad una nuova definizione,   ‘temperatura percepita’;  espressione con la quale il metereologo di turno ci spiega che con l’aumentare dell’umidità il nostro corpo percepirebbe una  temperatura superiore a quella effettiva.
Metafora di ciò che  avviene con la verità. Esiste cioè una "verità effettiva", oggettiva e una "verità percepita", cioè una nostra interpretazione della verità, dovuta o alla sopravvalutazioni di alcuni aspetti della realtà, e alla sottovalutazione di altri, ovvero all’influenza che esercitano su di noi, informazioni frammentarie o distorte, che ci vengono fornite, talvolta  per  manipolare volutamente la realtà; ed è ciò che accade spesso nelle aule dei tribunali, o nelle aule parlamentari, e nei comizi politici. 


Questa, è anche  la logica che sta dietro all’industria della pubblicità, la quale confeziona gli spot pubblicitaria in maniera tale da far apparire un determinato prodotto desiderabile, o indispensabile. Tutto dipende dalla capacità di  costruire un’immagine dalla capacità di elaborare un messaggio persuasivo. Indipendentemente dalle qualità del prodotto, spesso inferiori a quel che si vuol far credere, quel che conta per i pubblicitari e fare apparire quel bene di consumo,  indispensabile e superlativo.
Per cui da un lato c’è una verità vera, oggettiva, e dall’altro lato una ‘verità percepita’.  Dico una banalità se affermo che il fatto che vi possa essere una qualche  distanza tra la verità assoluta, e la nostra idea della verità, è inevitabile  e che questo sia entro una certa misura  fisiologico, essendo noi ‘prigionieri’ in questo corpo umano imperfetto, e che ci fa  vedere  la realtà  attraverso le lenti deformanti della cultura, dell’esperienza, della tradizione, ecc. Ma quando si supera una  certa soglia, allora noi siamo in balia di chiunque abbia interesse a condizionare i nostri comportamenti.

Nel caso della fede, la nostra idea di Verità su Dio, su cosa si basa? In quale misura essa è frutto della tradizione tramandata a noi dalle precedenti generazioni? e in quale misura invece si basa sulla conoscenza delle fonti della rivelazione? E la principale fonti della rivelazione, nel nostro caso, è la Bibbia, uno dei pilastri su cui deve poggiare la fede di ogni cristiano Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia,  affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera.”  ( 2 Timoteo 3:16).  
Il secondo pilastro è la fede stessa. Essa è una chiave fondamentale per comprendere la realtà che ci circonda "Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.” (  Ebrei 11:6 ).
Ne è un esempio l’episodio riportato dalla Bibbia, nel  libro dei Numeri ai capitoli 13 e 14,  che narra della missione dei 12  esploratori invitai da Mosè ad esplorare la terra di Canaan, in previsione dell’imminente conquista. Al loro ritorno 10 su 12 fanno un quadro desolante della situazione, riferendo una di una realtà oggettiva, mentre 2 di loro, Giosuè e Caleb, descrissero un’altra realtà, decisamente positiva, anche loro basandosi sulla realtà oggettiva. Ciascuno aveva dato della medesima situazione una lettura diversa, i primi privilegiarne l’aspetto materiale, Giosè e Caleb invece, guardarono alla realtà attraverso le lenti della fede, ed ebbero ragione.  
Vi è poi un terzo pilastro su cui si poggia la Verità: Lo Spirito Santo. Infatti : In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.”  (Matteo 11:25).

Queste tre cose non possono essere in contraddizione tra di loro, e l’unità di misura della Verità rivelata, è la Bibbia. Se una presunta rivelazione, o le ragioni  della cultura contemporanea, o interessi contingenti del momento, dovessero condurci a conclusioni diverse da quelle esplicitamente indicate nella Bibbia, se non vogliamo essere ingannati, deve prevalere il Sacro Testo.

Trattato sull'Apocalisse


Isaac Newton, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, nacque in Inghilterra nel 1642 e morì nel 1727. Formulò le leggi della gravitazione universale, fondamento della dinamica; promosse, contemporaneamente al Leibniz, il calcolo infinitesimale; studiò la decomposizione della luce; scoperse la processione degli equinozi. Si deve a lui inoltre l'invenzione del telescopio, e un gran numero di soluzioni e teorie matematiche, tra cui il cosiddetto binomio di Newton. Scrisse opere storiche. Di fede cristiana e teologo, scrisse anche il famoso "Trattato sull'Apocalisse". Di seguito riporto la parte iniziale del suo Trattato, che è custodita nella libreria universitaria di Gerusalemme.

Avendo ricercato la conoscenza nelle Scritture profetiche, ho pensato di essere obbligato a comunicarla per il beneficio di altri, rammentando il giudizio su colui che nascose il suo talento in un panno (Luca 19:20). Poiché sono persuaso che questa conoscenza risulterà di grande beneficio per chi desidera procedere verso la perfezione fino a diventare un adulto, che per abitudine ha le facoltà esercitate a discernere sia il bene sia il male (Ebrei 5:14).
Non vorrei che nessuno si scoraggiasse per la difficoltà e l'insuccesso che gli uomini hanno incontrato finora in questi tentativi. Ciò è proprio quello che era necessario che fosse.

Infatti fu rivelato al profeta Daniele che le profezie sugli ultimi tempi dovevano essere chiuse e sigillate fino al tempo della fine: ma allora i saggi intenderebbero, e la conoscenza crescerebbe (Dan. 12:4,9,10). E perciò, più a lungo sono rimaste nell'oscurità, più sono le speranze che sia giunto il tempo in cui devono essere rese manifeste. Se non devono mai essere intese, a quale scopo Dio le ha rivelate? Certamente lo ha fatto per l'edificazione della Chiesa; e se è così, allora è altrettanto certo che la Chiesa alla fine giungerà alla loro comprensione. Intendo, non tutti quelli che chiamano se stessi cristiani, ma una parte, alcune persone sparse che Dio ha scelto, tali che senza essere guidati da interesse, educazione o autorità umane, possono porsi sinceramente e fervidamente alla ricerca della verità. Poiché come il profeta Daniele ha detto che «i saggi intenderanno», così ha anche detto che nessuno dei malvagi intenderà.
Perciò ti chiedo di non fidarti dell'opinione di nessun uomo riguardo a queste cose, poiché così è molto probabile che tu venga ingannato. Molto meno dovresti affidarti al giudizio della moltitudine, perché anche così sarai certamente ingannato. Ma indaga le Scritture da te stesso, con la frequente lettura e la costante meditazione su ciò che leggi; con la fervida preghiera a Dio di illuminare la tua intelligenza se desideri trovare la verità. Se infine la raggiungerai, l'apprezzerai più di ogni altro tesoro del mondo, a causa della sicurezza e della forza che essa aggiungerà alla tua fede, della salda soddisfazione della tua mente, che può saper apprezzare soltanto chi la proverà.

Che il beneficio che può derivare dalla comprensione delle profezie sacre e il pericolo del trascurarle siano molto grandi e che l'obbligo di studiarle sia altrettanto grande, può risultare chiaro considerando il caso analogo degli ebrei alla venuta di Cristo. Infatti, le regole con cui essi dovevano riconoscere il loro Messia erano le profezie dell'Antico Testamento e queste il nostro Salvatore raccomandò alla loro considerazione all'inizio stesso della sua predicazione (Luca 4:21). In seguito comandò loro di studiarle a questo scopo, dicendo: «Cercate nelle Scritture, poiché in esse troverete la vita eterna e sono queste che mi rendono testimonianza».
Un'altra volta rimproverò severamente la loro ignoranza nelle Scritture, dicendo loro che richiedevano un segno: «Ipocriti, sapete scorgere l'aspetto del cielo, ma non sapete vedere i segni dei tempi». E dopo la sua resurrezione rimproverò anche ai suoi discepoli la loro ignoranza delle profezie, dicendo: «Oh sciocchi e tardi di cuore nel credere a tutto ciò che hanno detto i profeti! Non doveva Cristo patire tali cose, ed entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano». Così anche gli apostoli e quelli che nei primi tempi propagarono il Vangelo, insistevano principalmente su queste profezie ed esortavano ì loro ascoltanti ad esaminare e vedere se tutte le cose riguardanti il nostro Salvatore non avessero dovuto accadere come accaddero.  

In breve, fu l'ignoranza degli ebrei su queste profezie che causò il rifiuto del loro Messia e dì conseguenza non solo la loro schiavitù da parte dei romani, ma anche la loro stessa eterna dannazione (Luca 19:42-44).
Se dunque le profezie che riguardavano il tempo degli apostoli furono date per la conversione alla verità degli uomini di quell'epoca e per il rafforzamento della loro fede e se era loro dovere esaminare con diligenza queste profezie, perché non dovremmo pensare che le profezie, concernenti gli ultimi tempi nei quali noi viviamo fossero intese in modo analogo per nostro uso? E ciò affinché nel mezzo delle apostasie fossimo in grado di distinguere la verità e quindi essere rafforzati nella fede e di conseguenza reputare anche nostro dovere esaminare con ogni diligenza queste profezie.

E se Dio fu così adirato con gli ebrei, perché non avevano esaminato più diligentemente le profezie che egli aveva dato loro per riconoscere Cristo, perché dovremmo pensare che ci scuserà se non esamineremo le profezie che ci ha dato per riconoscere gli avvenimenti del tempo della fine?
Considera l'insegnamento del nostro Salvatore sugli ultimi tempi con la parabola del fico... Egli disse: «Quando il suo ramo è già tenero e mette le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così del pari quando vedete queste cose sapete che il tempo è vicino, addirittura alle porte. Vigilate quindi perché non sapete a che ora il vostro Signore verrà» (Luca 21:29-31).

Perciò è tuo dovere imparare i segni dei tempi, perché tu possa sapere come vigilare ed essere in grado di distinguere quali tempi (quali grandi avvenimenti) stanno giungendo sulla terra dalle cose che sono già passate.
Se tu vigili, puoi sapere quando il tempo è alle porte, come un uomo sa «che l'estate è vicina dalle foglie del fico». Ma se, ignorando i segni, dirai nel tuo cuore: «Il mio Signore ritarda la sua venuta e comincerai a percuotere i tuoi compagni e a mangiare e bere con gli ubriaconi, il tuo Signore verrà in un giorno in cui non l'aspetti e in un'ora che non sai, e ti assegnerà un posto tra gli ipocriti dove sarà pianto e stridore di denti... (Matteo 24). Se tu non vigili, come potrai sfuggire più degli altri? «Poiché come un laccio verrà su tutti quelli che abitano la faccia della terra intera» (Luca 21).
Considera che gli stessi profeti che predissero la prima venuta del nostro Salvatore, predissero anche la sua seconda venuta. Se il dovere principale e indispensabile d'Israele, anteriore alla prima venuta di Cristo, fu di esaminare e comprendere in anticipo quelle profezie, perché non dovrebbe essere un dovere altrettanto grande della Chiesa, anteriore alla sua seconda venuta, comprendere in anticipo le stesse profezie per quel che si deve ancora adempiere? Che sai tu che la Chiesa, se continua a trascurarle, non sarà punita anche in questo mondo tanto severamente quanto lo furono gli ebrei?

Davvero pensi che gli ebrei non sorgeranno in giudizio contro di noi? Poiché essi tennero in considerazione queste profezie, tanto da rimanere in generale attesa del Salvatore nel tempo in cui venne, soltanto non furono consapevoli del modo delle sue due venute; essi compresero la descrizione della sua seconda venuta (quando Cristo ritornerà con potenza e con la corona dì gloria) e si sbagliarono nell'applicarla al tempo della sua prima venuta (quando Cristo venne e soffrì con la corona di spine).
Considera perciò: se la descrizione della sua seconda venuta era assai più facile ed evidente di quella della prima, dal momento che gli ebrei, i quali non riuscirono neppure a percepire qualcosa della prima, poterono tuttavia comprendere la seconda; come ci salveremo noi che non comprendiamo nulla della seconda, ma ne abbiamo distorto l'intera descrizione in allegorie? E se gli ebrei furono così severamente puniti per non aver compreso la profezia più difficile (cioè quella relativa alla sofferenza e alla morte di Cristo sulla croce), che cosa possiamo addurre a discolpa noi che non sappiamo nulla di quella più facile? (cioè della seconda venuta gloriosa di Cristo).  

Tuttavia abbiamo questo vantaggio su di loro: che la prima, che è una chiave per la seconda e fu loro nascosta, a noi è stata manifestata e inoltre che abbiamo una spiegazione ulteriore della seconda nel Nuovo Testamento.
Gli apostoli hanno istruito la Chiesa primitiva nella conoscenza di questi ultimi tempi (2 Tess. 2:5). E se fu dovere di questi cristiani, che non dovevano viverci, comprendere questi tempi, pensiamo che questa conoscenza non è di alcun interesse per noi?
L'Apocalisse fu data alla Chiesa per farle comprendere gli avvenimenti degli ultimi tempi e questo è anche lo scopo di tutta la Scrittura profetica. Se non ce n'era alcun bisogno, o se non poteva essere compresa, perché allora Dio la diede? Ha scherzato? Ma se essa è necessaria per la Chiesa, allora perché è stata trascurata? Come sai di essere sul retto cammino, senza tuttavia comprenderla?



Da ultimo, considera la benedizione che è promessa a coloro che leggono, studiano e osservano le cose che sono scritte in questa profezia. «Benedetto chi legge e chi ascolta le parole di questa profezia e osserva le cose in essa scritte, poiché il tempo è vicino» (Apoc. 1:3). E di nuovo, per rinforzare l'invito a prendere in considerazione queste cose, la stessa benedizione è ripetuta nel capitolo 22:7. E Dio ha mai unito le sue benedizioni a sciocchezze o a cose di poco conto? Quindi non essere troppo confidente nella tua stessa opinione, ma poiché desideri ricevere questa benedizione considera ed esamina queste Scritture che Dio ha dato come guida di questi ultimi tempi e non scoraggiarti per il rifiuto che queste cose incontreranno nel mondo.
Forse ti chiameranno testa calda, bigotto, fanatico, eretico, ecc. e ti diranno dell'incertezza di queste interpretazioni e della vanità di seguirle; non considerando che le profezie concernenti la prima venuta del nostro Salvatore erano più difficili da interpretare e tuttavia Dio ha ripudiato gli ebrei per non averle meglio seguite. E, lo credano o meno, sono sospesi sui cristiani giudizi più severi per la loro negligenza di quelli che mai gli ebrei subirono.



Ma il cristiano convinto della verità e della conoscenza degli ultimi tempi ricercata nelle Scritture profetiche, non deve vergognarsi, né avere timore di professarle. Poiché altrimenti può diventare un intoppo per gli altri ed ereditare il destino di quei capi ebrei che credevano in Cristo, ma erano tuttavia timorosi di riconoscerlo per non essere cacciati dalla sinagoga (medita Ezec. 3:18). Perciò quando sei convinto, non vergognarti della verità, ma professala apertamente e sforzati di convincere gli altri, così che anche tu possa ereditare alla resurrezione la promessa fatta in Daniele 12:3, che «coloro i quali inducono molti alla giustizia risplenderanno come stelle in eterno».

di Isaac Newton


 

"Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano. Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del Suo Spirito..." 
(1^ Corinzi 2:9-10) 
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