Territori occupati
La storia di ogni tempo e paese è piena di casi in cui potenze ostili
ed aggressive invadono ed occupano territori e nazioni che appartengono
di diritto ai loro abitanti sui quali ne avrebbero la legittima
sovranità. "Territori occupati" è un termine specifico del diritto
internazionale. È considerato territorio occupato un terreno che è
effettivamente posto sotto l'autorità di un esercito ostile. Le
popolazioni di questi territori occupati ne vengono così sfruttate ed
oppresse. Benché non siano rari i casi in cui queste stesse popolazioni
si adattino, loro malgrado, ai loro padroni, diventandone servi, si auspica
e si saluta il giorno in cui saranno liberate e su di esse tornerà a
regnare il loro legittimo sovrano.
Non desidero ora entrare nel merito o discutere casi particolari
che semplifichino il concetto di “territori occupati”. Desidero usare
questo come un’illustrazione di una realtà spirituale che ci riguarda
tutti. Il Salmo 24 dice: “Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel
che è in essa, il mondo e i suoi abitanti” . Dio è il legittimo sovrano
del mondo e di tutti noi. Egli ci ha creato e a Lui apparteniamo. Dopo
che, però, l’umanità (ciascuno di noi incluso) si è ribellata alla
legittima sovranità di Dio, pensando di conquistarsi la libertà, essa è
diventata un “territorio occupato” di colui che la Scrittura chiama “il
principe di questo mondo”, il quale guida le forze spirituali della
malvagità che causano morte e distruzione.
Dio, però, ha iniziato e porta avanti una dura
“lotta di liberazione” in Cristo, per restituire il mondo al suo
legittimo sovrano e liberare le vittime dell’usurpatore. Ai cristiani di
Efeso l’apostolo Paolo scrive: “Dio ha vivificato anche voi, voi che
eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo
vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il
principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli
uomini ribelli” (Efesini 2:1-2).
Il testo biblico
Il testo biblico
L’inizio
di questa “lotta di liberazione” è narrata dal testo biblico che ci parla dell’inizio dell’attività di
Gesù di Nazareth in Galilea, Colui che Giovanni il battezzatore aveva
indicato come il Re messianico, il Salvatore del mondo, che viene a
reclamare quel che è Suo di diritto. Ascoltiamo questo testo come lo
troviamo in Matteo 4:12-23.
"Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò
in Galilea. E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città
sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, affinché si adempisse
quello che era stato detto dal profeta Isaia: «Il paese di Zabulon e il
paese di Neftali, sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei
pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su
quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è
levata».
Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi,
perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare
della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo
fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E
disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi,
lasciate subito le reti, lo seguirono. Passato oltre, vide altri due
fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella
barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi,
lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. Gesù andava
attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e
predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità
tra il popolo”.
Un popolo che aveva perduto la sua libertà
Gesù, però, dopo che Giovanni fu messo in prigione, “si ritira in Galilea”, come ci dice Matteo. Questa non è, però, per Lui, come si potrebbe supporre, la “misura prudenziale” di chi ritiene che in Giudea la Sua missione sarebbe stata “troppo pericolosa”. Non si tratta, per Lui, di una fuga, determinata dalla “paura”, né è un fatto solo “circostanziale”. Ogni cosa nella vita di Gesù corrisponde a dei precisi propositi, quelli stabiliti da Dio. Tutto ciò che Gesù fa, come pure i Suoi spostamenti, ha un senso preciso. Quello è il punto di partenza più appropriato per il Suo ministero, la Sua missione. Ecco così che Gesù trasferisce la sua residenza da Nazaret a Capernaum, “città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali”, facendone, per così dire, il Suo “quartiere generale”.
Regno e regni in concorrenza
E’ in questo “territorio occupato” che giunge Gesù di Nazareth annunciando, così come faceva lo stesso Giovanni Battista, “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Un popolo che aveva perduto la sua libertà
Israele doveva essere, in quanto nazione, espressione e
testimonianza storica del Regno di Dio, vale a dire un popolo
completamente consacrato ed in comunione con il Dio vero e vivente, che
impostava tutta la sua vita, a livello personale e sociale, secondo la
legge rivelata di Dio. Al tempo dell’Esodo, Mosè aveva loro detto: "Ecco,
io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come il SIGNORE, il mio Dio,
mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese nel quale vi
accingete a entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le
metterete in pratica, perché quella sarà la vostra sapienza e la vostra
intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte
queste leggi, diranno: «Questa grande nazione è il solo popolo savio e
intelligente!»" (Deuteronomio 4:5-6).
Altri popoli avrebbero dovuto essere attratti dalla saggezza di
Israele, desiderare conoscere il Dio vero e vivente per seguire le Sue
vie. Quante volte, però, era avvenuto l’opposto, inconsapevole dei
tesori a sua disposizione, Israele si sarebbe lasciato attrarre dai
costumi dei pagani e, compromettendo così la sua testimonianza, identità
e vocazione, avrebbe “invitato” degli stranieri a dominare su se stesso, e
ne sarebbe stato sfruttato ed oppresso. Israele sarebbe così
diventato “una nazione occupata” non solo politicamente, ma anche
spiritualmente. Da espressione del regno di Dio, sarebbero divenuti essi
stessi una “succursale” del regno iniquo degli uomini.
Questa era pure la situazione al tempo di Gesù, Israele era un
territorio occupato. Dopo la scomparsa del regno davidico, infatti, la
terra di Israele era stata sottoposta a successive dominazioni
straniere: quella persiana, quella ellenistica e poi quella romana. Era
continuato per un po’ ad esistere “Il Regno di Giuda” (chiamato
abitualmente Giudea, con Gerusalemme come capitale), ma era passato
gradualmente sotto il controllo romano dopo che, intorno al 130 a. C. i
romani furono "invitati" dalla tribù regnante dei Maccabei. Da
allora, di fatto, il regno era diventato uno stato vassallo. Diversi
territori della Palestina erano pure stati frazionati ed erano passati
sotto diretta amministrazione romana. Le turbolenze politiche, però,
erano rimaste costanti e in gran parte dovute a motivi religiosi di
conflitto tra Ebrei e Romani. La popolazione israelita, infatti, tentò
di ribellarsi a più riprese al potere romano, ad esempio con Giuda il
Galileo nel 6 d.C. Le tentate insurrezioni e la guerra civile avrebbero
portato nel 70 d.C. alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, al
massacro di molti israeliti ed alla dispersione degli altri.
L’idea del “Regno di Dio”, pur coltivata e testimoniata a livello
personale su scala ridotta da un numero limitato di fedeli, era rimasta
una speranza legata al futuro e trionfante avvento del Messia. A
dominare sulla maggior parte dei singoli e della società, infatti, non
era Dio, ma il Suo avversario ed usurpatore attraverso suoi servi, non
solo pagani, ma anche quegli Israeliti che avevano compromesso e
corrotto la loro fede, pregiudicandone la testimonianza. I giorni del
Messia sarebbero però giunti e con Lui una nuova era. Spiritualmente le
cose si sarebbero sviluppate in modo diverso dalle loro aspettative.
L’alba di un nuovo giorno
Gesù cresce a Nazaret in Galilea, dove i suoi genitori si erano trasferiti poco dopo la sua nascita. La Galilea, territorio a nord di Gerusalemme, era delimitata a est dal fiume Giordano, che in questo tratto forma il Lago di Genezaret, detto anche lago di Tiberiade o mare di Galilea. Al tempo di Gesù vi abitavano ancora queste antiche tribù di Israele. Erano frammiste, però, a popolazioni pagane, ed esse, agli occhi dell'ortodossia giudaica di Gerusalemme, si erano contaminate con i popoli vicini.
L’alba di un nuovo giorno
Gesù cresce a Nazaret in Galilea, dove i suoi genitori si erano trasferiti poco dopo la sua nascita. La Galilea, territorio a nord di Gerusalemme, era delimitata a est dal fiume Giordano, che in questo tratto forma il Lago di Genezaret, detto anche lago di Tiberiade o mare di Galilea. Al tempo di Gesù vi abitavano ancora queste antiche tribù di Israele. Erano frammiste, però, a popolazioni pagane, ed esse, agli occhi dell'ortodossia giudaica di Gerusalemme, si erano contaminate con i popoli vicini.
Giovanni il Battezzatore, aveva preannunciato l’imminenza
dell’alba di un giorno nuovo, chiamando a ravvedimento l’intero
Israele. Diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Egli
non aveva esitato a denunciare pure l’infedeltà, la corruzione e le
ingiustizie delle autorità civili e religiose di Israele. La sua
attività profetica, però, venne fatta bruscamente cessare con il suo
imprigionamento e successiva esecuzione capitale. Quello che diceva,
infatti, era diventato troppo “scomodo” e “i potenti” non l’avrebbero
più tollerato.
Gesù aveva risposto all’appello di Giovanni e, Giovanni, Suo precursore
ed araldo, aveva indicato ed identificato proprio in Lui, Gesù di
Nazareth, l’atteso Re messianico e l’“Agnello di Dio”. Il sole stava
sorgendo e, con i suoi raggi, stava cominciando a dissipare le tenebre
ed infondere speranza.
La missione di Giovanni poteva intendersi forse fallita con il
suo imprigionamento? Certo che no: terminata sì, ma non fallita. Non solo
molti discepoli di Giovanni cominciano a seguire Gesù, ma Gesù iniziò a
manifestare con sempre maggior chiarezza la Sua identità, benché non
esattamente secondo i canoni che i Suoi contemporanei si attendevano.
Un “ritiro” consapevole
Un “ritiro” consapevole
Gesù, però, dopo che Giovanni fu messo in prigione, “si ritira in Galilea”, come ci dice Matteo. Questa non è, però, per Lui, come si potrebbe supporre, la “misura prudenziale” di chi ritiene che in Giudea la Sua missione sarebbe stata “troppo pericolosa”. Non si tratta, per Lui, di una fuga, determinata dalla “paura”, né è un fatto solo “circostanziale”. Ogni cosa nella vita di Gesù corrisponde a dei precisi propositi, quelli stabiliti da Dio. Tutto ciò che Gesù fa, come pure i Suoi spostamenti, ha un senso preciso. Quello è il punto di partenza più appropriato per il Suo ministero, la Sua missione. Ecco così che Gesù trasferisce la sua residenza da Nazaret a Capernaum, “città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali”, facendone, per così dire, il Suo “quartiere generale”.
La Galilea è la terra dove convivevano sia Israeliti che altre
genti e la Sua luce si leva (questo fatto è di rilevanza profetica) su
entrambi. Gesù, infatti, non è solo il Salvatore degli ebrei, ma anche
“del mondo”, delle altre genti. Ebrei e non ebrei, infatti, vivono nelle
tenebre del peccato che li domina e li opprime in diverse maniere. La
loro è “una contrada” che vive “nell’ombra della morte”. Si tratta di
ciò che aveva espresso anticamente in profeta Isaia in un altro
contesto, ma che Matteo, l’evangelista, considera espressione
appropriata di quanto stava accadendo “...affinché si adempisse quello
che era stato detto dal profeta Isaia: "Il paese di Zabulon e il paese
di Neftali, sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei
pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su
quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è
levata" (14-16).
E’ il messaggio che risuona nelle lettere dell’apostolo Paolo:
"Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la
giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti:
vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per
tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione: tutti hanno
peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati
gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo
Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la
fede nel suo sangue, ... per dimostrare la sua giustizia nel tempo
presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in
Gesù. ... poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede
senza le opere della legge. Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è
egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri
popoli, poiché c'è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso
per fede, e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede." (Romani
3:21-30).
Regno e regni in concorrenza
Il messaggio di Gesù, come ce lo sintetizza l’evangelista Matteo, è
identico a quello di Giovanni: “Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e
a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino»”.
L’accento, però, è diverso: se con Giovanni la realtà di quel regno era
prossima, ora con Gesù sarebbe stata davvero “a portata di mano”, in Lui
e con Lui, sviluppandosi in maniera irresistibile.
Che cos’è “il regno dei cieli”? Il regno dei cieli, sinonimo di
“regno di Dio”, non indica il cosiddetto “aldilà” oppure un luogo al di
sopra delle nuvole o su qualche altro pianeta... ma dovunque e in
chiunque Dio esercita incontrastato la Sua autorità. È il governo di
Dio, quello che Egli esercita su singoli e comunità volentieri
sottomesse a Lui come unico Signore della loro vita; singoli e comunità
che sono in comunione con Lui ed ubbidiscono con fiducia alle Sue leggi.
Essi conseguono così quella shalom, quella pace, che identifica una
vita realizzata ed in armonia con i suoi propositi originari.
Il nostro è un mondo di ribelli alla legittima sovranità di Dio,
gente che vuole essere dio e legge a sé stessa. Il nostro mondo (ed il
cuore di chi lo abita) è, di fatto esso stesso, un “territorio occupato”
da un usurpatore che lo domina con le proprie leggi. Queste leggi,
contrapposte a quelle di Dio, non possono altro che creare ingiustizie
ed abusi di ogni genere.
Il nostro mondo è un mondo, sottratto all’unico e legittimo
Signore, è oppresso dalle lotte di potere di innumerevoli “signori” che
vogliono prevalere gli uni sugli altri e che, così facendo, lasciano
dietro di sé una scia impressionante di morti e di feriti, vittime delle
loro ambizioni. Questi “signori” non sono solo chi domina le nazioni
con maggiore o minore legittimità. Questi “signori” non sono solo
imperi, stati ed ideologie con i loro eserciti e polizie. Questi
“signori” non sono solo gruppi economici, associazioni più o meno
segrete,“mafie” e capibanda. Questi “signori” non sono solo le gerarchie
di false religioni e sétte che vogliono imporre il loro dominio sul
mondo asservendo l’anima e il corpo. Questi “signori” sono pure tanti
altri “signore e signori” che, dopo aver spodestato la legittima
autorità di Dio sulla loro vita, fanno del loro egoismo, piaceri ed
interessi la forza tirannica, dominante e determinante della vita loro e
di quelli che stanno loro accanto.
La gente di questo mondo si sottomette ed è sottomessa a molti
opprimenti signori, ma chi segue il solo legittimo e giusto Signore può
dire: "Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in
terra, come infatti ci sono molti dèi e signori, tuttavia per noi c'è un
solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per
lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le
cose, e mediante il quale anche noi siamo" (1 Corinzi 8:5-6). Se,
infatti, Dio e il Suo Cristo non è il Signore che guida e determina la
mia vita, assumo io stesso il ruolo di signore e tiranno e divento
“l’usurpatore” che non potrà che causare disastri senza fine,
ingiustizie e sofferenze. È certo che, però, che dopo aver trionfato per
un po’, giungerà alla fine solo a distruggere sé stesso, o travolto da
altri presunti “signori” o dalle proprie contraddizioni.
Un mondo dove Dio, legittimo Re e Sovrano, non regna con le Sue
sante, giuste e buoni leggi, è il mondo dove sono scatenate le forze
spirituali della malvagità. Esse sembrano retribuire generosamente chi,
illudendosi, le serve. Dato che però sanno che non potranno prevalere,
cercano solo di rovinare e distruggere il più possibile tutti coloro,
singoli e società, sui quali riescono a mettere le mani.
Un regno “diverso”
Un regno “diverso”
E’ in questo “territorio occupato” che giunge Gesù di Nazareth annunciando, così come faceva lo stesso Giovanni Battista, “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Il Regno di Dio è chiamato “Regno dei cieli” non solo secondo
l’uso ebraico di usare “cielo” come sinonimo di Dio evitando di
pronunciare così il Suo nome. Esso è “regno dei cieli” perché il suo
carattere è molto diverso da come dominano i regni di questo mondo. Una
volta Gesù disse ai Suoi discepoli: "Voi sapete che quelli che sono
reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le
sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque
vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di
voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio
dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la
sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Marco 10:42-44).
Questo regno è “dei cieli”, non perché sia un’astrazione, perché
sia limitato “all’aldilà” e non debba o non possa essere qualcosa da
stabilire molto concretamente in questo mondo. Esso ha caratteristiche
molto diverse da quelle che sono tipiche dei regni di questo mondo. Lo
ribadisce Gesù di fronte al potente delegato dell’imperatore romano:
"Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il
re dei Giudei?» Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te
l'hanno detto di me?» Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua
nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa
hai fatto?». Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il
mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché
io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di
qui». Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu
lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel
mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta
la mia voce» (Giovanni 18:33-37).
Nel saggio “la signoria di Cristo e le sue implicazioni politiche”, Stephen C. Perks scrive:
“Parlare del Regno di Dio significa parlare di un ordinamento politico di Dio che si pone in netto contrasto alla politica dell’uomo. I cristiani nel mondo intero non sono semplicemente membri di varie nazioni che, nelle loro devozioni private, rendono culto allo stesso Dio. Se Cristo è veramente loro Signore e Re, essi costituiscono una nazione a pieno diritto, un popolo distinto, chiamato fuori e separato dai regni del mondo e nati dall’alto per fede in Cristo, per formare un altro regno con il proprio ordinamento. La forma di questo ordinamento è la monarchia assoluta. Indipendentemente dalle forme particolari di amministrazione rispetto alle quali la sovranità del Monarca è delegata ai Suoi ministri nelle diverse sfere della vita (ad es. famiglia, Chiesa, Stato), la nazione cristiana è governata da un Monarca assoluto la cui legge è immutabile, la cui giurisdizione è illimitata, e la cui volontà ha valore ultimo. I Suoi ministri, o vice-reggenti, che governano sotto la Sua legge nei vari aspetti istituzionali della vita della Nazione, possono o non possono essere stati scelti mediante elezione, in dipendenza dalla natura dell’istituzione. Ciò nonostante, coloro che vengono eletti, qualunque ne sia il mezzo, sono tenuti in modo assoluto a governare queste istituzioni sotto la volontà di Dio com’è rivelata nella Sua Legge. Questo si applica non solo al governo della Chiesa, ma anche alla famiglia ed allo Stato. Nessun politico cristiano, scelto non importa come, o appartenente ad un qualsiasi partito politico, ha licenza di servire altri signori. Il loro Signore e leader non può essere altri che Cristo. Nel suo servizio in quanto politico, egli deve fedeltà ed ubbidienza, assoluta ed inequivocabile, al Signore Gesù Cristo”.
L’appello al ravvedimento
Il regno di Dio si manifesta dunque in Gesù di Nazaret, il Re messianico, il Signore. Il regno di Dio si avvicina a noi in Lui e con Lui. Come tale Egli non “invita” ad entrare nel Suo regno, non implora di “aprirgli la porta del cuore” ed “accettarlo” (“poverino… fagli un favore”), ma Egli comanda, come un vero Re e Signore, anzi, come il Re dei re ed il Signore dei signori. Egli comanda e dice: “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Quelli di Gesù sono imperativi, non “condizionali”. Egli non
dice: “Se vuoi… se hai tempo… quando ti fa comodo… magari vieni dietro a
me… non pretenderò troppo da te… sbriga pure le altre tue faccende, e
poi magari vieni … ti accoglierò così come sei … non pretenderò nulla da
te”! Questa è solo la pseudo-evangelizzazione che si sente spesso oggi,
lo pseudo-vangelo che la nostra generazione sembra gradire più di
qualsiasi altro, un falso vangelo.
Vediamo così in questo stesso testo come Gesù “Mentre camminava
lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto
Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché
erano pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori
di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Passato
oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo
fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le
reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo
seguirono” (18-24).
“Venite”, Dio in Gesù dice a coloro ai quali dall’eternità Egli
ha scelto di concedere la Sua grazia, ed essi vengono, subito ed
irresistibilmente. Ai Suoi Gesù dice: “Non siete voi che avete scelto
me, ma son io che ho scelto voi, e v'ho costituiti perché andiate, e
portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel
che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia” (Giovanni 15:16).
Non sarebbero andati dietro a Gesù se essi non fossero stati prima
scossi dallo Spirito Santo e liberati dalla loro indolenza ed
egocentrismo, dai loro comodi e peccati favoriti. Essi sono chiamati da
Gesù che, per primo, impartisce loro la facoltà di rispondergli
favorevolmente. Quella che Gesù impartisce è la forza abilitante che
aveva fatto in modo che Lazzaro, morto, uscisse fuori dalla sua tomba e
tornasse a vivere e a camminare. Gesù infatti, "gridò ad alta voce:
«Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da
fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e
lasciatelo andare»" (Giovanni 11:43-44). Noi non siamo meno morti e
“puzzolenti” (nei nostri peccati) di quel Lazzaro, ma quando Cristo
chiama i Suoi eletti, essi “sentono la forza tornare loro nelle gambe”,
si alzano e “camminano”, “Ed essi, lasciate subito le reti, lo
seguirono. … Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo
seguirono”. Non hanno fatto domande, non hanno posto condizioni a Gesù:
hanno lasciato le loro cose e, con fiducia, hanno seguito Gesù. E’ il
miracolo della conversione che avviene ancora oggi e che si ripete, il
vero miracolo. Era successo personalmente allo stesso evangelista
Matteo: "Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato
Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed
egli, alzatosi, lo seguì" (Matteo 9:9).
Gesù “passa” (ancora oggi) e dice: «Ravvedetevi, perché il regno
dei cieli è vicino». Abbandonate i vostri idoli e i vostri signori, e dà
loro nel contempo la forza per strapparli dalle loro grinfie ed
abbandonarli senza rimpianti. Ravvedetevi: li avete serviti per fin
troppo tempo: che cosa veramente ne avete guadagnato? Venite dall’unico
legittimo Signore del cielo e della terra che giammai vi deluderà. E’
vostro preciso dovere sottomettervi a Lui. Se non lo fate ora quando
viene a voi nella Sua grazia, sarete costretti a piegarvi di fronte al
Suo giudizio e la Sua ira. Che ci piaccia o no sentirlo, il ribelle
allora: "...egli pure berrà il vino dell'ira di Dio versato puro nel
calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai
santi angeli e davanti all'Agnello" (Apocalisse 14:10).
Quali sono gli idoli ed i “signori” dai quali Gesù, che vi chiama
ancora oggi, vuole e può liberarvi? Se non li abbandonate oggi, essi
saranno un giorno la vostra rovina.
Conclusione
Conclusione
Ed ecco così, al termine del nostro testo, che: “Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo”.
Gesù non ha smesso oggi di farlo attraverso coloro che Gli
appartengono e lo servono “ripescando” i perduti attraverso l’annuncio
dell’Evangelo che chiama al ravvedimento dal peccato e dalla ribellione
(il “vangelo del regno”) e testimoniando con la loro vita uno stile di
vita in sintonia con Colui che liberava e libera da ogni malattia ed
infermità, di cui quella spirituale è la prima.
Il nostro mondo è un mondo, sottratto all’unico e legittimo
Signore, è oppresso dalle lotte di potere di innumerevoli “signori” che
vogliono prevalere gli uni sugli altri e che, così facendo, lasciano
dietro di sé una scia impressionante di morti e di feriti, vittime delle
loro ambizioni. Esso sarà restituito al suo legittimo Signore, Dio in
Cristo che un giorno, come ha promesso, tornerà, per far piazza pulita
da ogni residua opposizione. Il libro dell’Apocalisse dice: “Poi vidi il
cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo
cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con
giustizia” (Apocalisse 19:11).
Colui che aspettiamo, fedelmente completerà l’opera che ha iniziato a fare, nel mondo ed in ciascuno di coloro che Gli appartengono.
Colui che aspettiamo, fedelmente completerà l’opera che ha iniziato a fare, nel mondo ed in ciascuno di coloro che Gli appartengono.
di Paolo Castellina
"E dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono."
"E dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono."
(Matteo 11:12)
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