Una futile opposizione
Non c’è nulla nella storia del mondo che sia più ostinatamente
odiato, osteggiato e votato alla distruzione del popolo di Dio nelle sue
espressioni prima ebraica e poi cristiana. ...e c'é persino chi li
critica quando "osano" difendersi! Le vittime di quest’odio si contano a
milioni e a tutt’oggi il solo fatto di identificarsi con il Nazareno
può condurre alla morte immediata e nel modo più crudele. La maggior
parte di questi martiri è disposto a rinunciare alla propria vita, ma
non rinnegherà mai Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore, e muore
invocando il Suo nome. Minacce di qualunque tipo non intimidiscono in
alcun modo i seguaci del Cristo che non solo perseguitati non
diminuiscono, ma aumentano! Confermano così quanto già diceva l’antico
Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di cristiani".
Vana e futile è l’ostinazione ad opporsi al Signore Gesù Cristo e
a coloro che Gli appartengono, qualunque sia il metodo che escogitano a
quel fine. A Giovanni, confinato sull’isola di Patmos a motivo della sua fede, nel
pure vano tentativo di impedire il suo ministero, il Signore Gesù
apparve rivolgendogli queste parole: “Non temere, io sono il primo e
l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei
secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades” (Apocalisse 1:17-18).
Una presenza costante
Immaginatevi un appello fatto nelle circostanze più diverse, in ogni
ora e tempo. Quando il Suo nome viene pronunciato, Egli non manca mai.
Gesù, il Cristo? Presente! Potremmo veramente dire che Egli è “il
presente” per eccellenza, così come Lui stesso ha rivelato, ha promesso e
mantiene. “Io sarò con voi”, dice Gesù ai Suoi discepoli prima di
uscire fisicamente dalla scena di questo mondo.
Come esplicitamente ci rivela il prologo del vangelo secondo
Giovanni, la Parola, anche identificata come l’eterno Figlio di Dio, è
una presenza costante nell’Essere stesso di Dio come pure si rileva in
vari momenti della nostra storia.
La Parola era presente ed operante nell’atto della Creazione e
diventa uomo in Gesù di Nazareth. Benché fondamentali, non si tratta,
però, delle sole due espressioni dell’attiva presenza della Parola di
Dio. La troviamo in diversi episodi dell’Antico Testamento nelle
apparizioni rivelatorie di quel che va sotto il nome di “Angelo del
Signore”.
Il Cristo era pure presente quando il patriarca Noè, “predicatore
di giustizia”, denunciava il peccato della sua generazione e la
chiamava al ravvedimento. Allo stesso modo il Cristo è presente quando
l'Evangelo è annunciato oggi e vediamo che i peccatori prendono coscienza
dei loro peccati, li confessano e invocano con fiducia la salvezza che
viene loro annunciata nella persona e nell'opera di Cristo. Cristo non
solo è presente nell'annuncio della Parola, ma è presente con il pane e
il vino della Cena del Signore, memoria efficace del Suo sacrificio
sulla croce per la nostra redenzione. Cristo è pure efficacemente
presente con l'acqua del Battesimo, quando esso suggella le promesse
dell'Evangelo.
Il testo biblico
Cristo, Parola di Dio, era presente, è presente e sarà presente, questo è ciò
di cui parla l'apostolo Pietro nel seguente testo biblico. In particolare evidenza egli pone la presenza salvifica
della Parola di Dio al tempo di Noè e quella che si manifesta al momento
del Battesimo, due momenti che collega attraverso il segno dell'acqua.
Leggiamolo ed esaminiamolo punto per punto.
“(18) Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui
giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto
alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito. (19) E in esso andò
anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, (20) che una volta
furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè,
mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono
salvate attraverso l'acqua. (21) Quest'acqua era figura del battesimo
(che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una
buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la
risurrezione di Gesù Cristo, (22) che, asceso al cielo, sta alla destra
di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti” (1 Pietro 3:18-22).
Presenza trans-temporale
La prima affermazione che il testo fa è quella della sostanza
dell’Evangelo che noi annunciamo: il ministero e l’opera compiuta dal
Cristo ha valore ed efficacia trans-temporale. "Anche Cristo ha
sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per
condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente
quanto allo spirito" (18).
Quando Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, è morto sulla croce, è
avvenuto, una volta per sempre, quel sacrificio attraverso il quale è
stato espiato il peccato di coloro che Dio ha destinato alla salvezza.
E' su quella base che essi possono essere condotti a Dio. Gesù, il
Cristo, il Giusto per eccellenza, ha preso su di sé la condanna,
espiandola completamente per loro, che essi, ingiusti, meritavano, e ne
sono stati liberati. L'eterno Figlio di Dio, dalla morte, però, non
poteva essere trattenuto ed, espiata quella pena, risorge dai morti
nella potenza dello Spirito Santo manifestandosi come il Vivente. In
comunione con Lui, coloro che Gli sono stati affidati, peccatori
credenti di ogni tempo, tipo e paese, condividono la Sua vittoria e
saranno per sempre alla presenza di Dio.
Questa è la sostanza stessa dell'annuncio dell'Evangelo
cristiano: l'opera del Cristo, insostituibile, unica nel suo genere, la
cui efficacia attraversa ogni tempo e paese. Ecco perché la fede
cristiana non può essere equiparabile ad alcuna religione o filosofia di
vita. Chi lo comprende sa che a quel livello, nessun "ecumenismo" è
possibile. "Non c'è nessun altro nome...".
Presenza sincronica
La Parola di Dio, che precede il tempo, entra nel tempo in Gesù di
Nazareth, e opera efficacemente in maniera trans-temporale, opera
pure in maniera sincronica tanto da potersi dire che “andò a predicare”
alla generazione di Noè: “E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere”.
Il Cristo non è mai rimasto inattivo: prima, durante, dopo il Suo
ministero palestinese Egli è Colui che va e che predica. E’ lo stesso
che denuncia il peccato, rivolge il suo appello al ravvedimento e
proclama la grazia a quell’antica umanità.
Ai tempi del patriarca Noè l'umanità si manifestava con gli
stessi tratti di oggi: “La malvagità degli uomini era grande sulla terra
e ... il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo”
(Genesi 6:5). Allora come oggi, aspirava alla libertà da Dio e da ogni
vincolo morale, senza rendersi conto di essere “pieni di amarezza e
prigionieri di iniquità” (Atti 8:23), di fatto “trattenuti in carcere” e
asserviti al peccato. La vera libertà, infatti, è quella che si vive
in comunione con Dio ed in armonia con le Sue leggi, tutto il resto è
schiavitù. Gesù dice: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34).
Di fronte a tutto questo, né allora né oggi, Dio non è
indifferente. Inevitabilmente dal cielo Egli reagisce in conformità al
Suo carattere. Esprime la Sua giustizia manifestando la Sua giusta ira
ed indignazione, come pure la Sua misericordia, inviando la Sua Parola
con l'appello al ravvedimento ed alla salvezza portato dai Suoi
servitori. L'Apostolo scrive: “Egli renderà a ciascuno secondo le sue
opere: vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene
cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che,
per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono
all'ingiustizia” (Romani 2:6-8).
In ogni epoca ed anche nelle peggiori fra le circostanze, per
grazia, Dio si riserva un popolo che gli sia fedele, che testimoni della
verità e denunci il male. E' così che Dio rende inescusabile il mondo
che gli è ribelle e che riceverà il Suo giusto castigo. In quella
generazione Iddio aveva manifestato la Sua grazia rendendo Noè e la sua
famiglia un’eccezione all’andazzo di quel mondo: “Noè trovò grazia agli
occhi del SIGNORE. (…) Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè
camminò con Dio" (Genesi 6:5-9).
Amplifica tutto questo lo stesso Pietro, nella sua seconda epistola: "...
se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone,
Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di
empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra,
riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in
futuro sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era
rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel
giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro,
si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro
opere inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla
prova e riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio;
e soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri
impuri e disprezzano l'autorità" (2 Pietro 2:4-10).
La Parola di Dio non ha soltanto risuonato al tempo di Noè e di
Lot. Il diluvio universale e la distruzione di Sodoma e Gomorra servono
per ammonire quelli che in futuro sarebbero vissuti in modo empio, per
ammonire anche noi. La Parola di giudizio e di salvezza di Dio si era
manifestata loro non meno di quanto si manifesta oggi nella predicazione
fedele dell'Evangelo ed in essa si rende presente il Cristo. Cristo era
“andato a predicare” e “viene a predicare” ancora oggi, rendendosi vivo
ed efficace.
Presenza ed attesa
Cristo è sempre presente, ma spesso la sua presenza non si manifesta
evidente a tutti perché “è in attesa”, come dice il versetto 20: “...che
una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo
di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto,
furono salvate attraverso l'acqua”.
Della generazione di Noè l’Apostolo mette prima di tutto in
rilievo la sua ribellione. Si tratta della ribellione a Dio ed alla Sua
Legge che caratterizza la condizione umana ed in cui persiste,
nonostante i ripetuti giudizi di Dio che si sono già abbattuti
sull’umanità e che alla massa non hanno insegnato nulla. L'apostolo
Paolo così si esprime parlando di quando i suoi interlocutori, per
grazia di Dio, hanno desistito dalla loro ribellione deponendo le armi:
"Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e
nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo
l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria,
di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei
quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra
carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed
eravamo per natura figli d'ira, come gli altri" (Efesini 2:1-13).
Il testo proclama, poi, la pazienza di Dio, quella che Egli
esercitava “mentre si preparava l’arca”, predicazione vivente della
grazia di Dio. La pazienza di Dio, però, giunge a termine, ha un limite,
come deve avere un limite la pur necessaria tolleranza del peccato che
deve avere come unico fine il “dare tempo” al ravvedimento. La pazienza
di Dio dura fintanto che l’arca di salvezza è completata e vi è entrato
chi vi deve entrare, e poi Dio ordina che le porte siano chiuse. Come
dice Pietro stesso nella sua seconda epistola: "Il Signore non ritarda
l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente
verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al
ravvedimento" (2 Pietro 3:9). La pazienza di Dio è grande, ma peccatori
impenitenti non entreranno nel regno di Dio (nessuno deve farsene
illusione), “non eredireranno il regno di Dio”: "Non v'ingannate: né i
fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli
omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli
oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio. Or tali
eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati
santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e
mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Corinzi 6:10-11).
Quando ci si scontra con ostinati cuori impenitenti, quando si è
concesso abbastanza tempo per riflettere e cambiare, anche la necessaria
tolleranza della disciplina cristiana deve avere un limite oltre il
quale non può andare senza trasformarsi in compiacenza ed ipocrisia. Gli
impenitenti devono essere consapevoli di accumulare “massa di ira” che
come quella che accumula un nuvolone nero pieno di pioggia che ad un
certo punto esplode in un temporale. Il giudizio di Dio è pure una
realtà che “esploderà” a suo tempo, e non vi sarà più la possibilità del
ravvedimento. “Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti
accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della manifestazione
del giusto giudizio di Dio” (Romani 2:5).
“Poche anime”, però, si rifugiano nell’arca e vi trovano
salvezza. Il numero molto limitato dei salvati oggi “scandalizza” molte
persone. Vorrebbero poter dire, se “solo otto persone” su milioni hanno
hanno accolto la predicazione del giudizio e della grazia, vi deve
essere “qualcosa che non va” nella predicazione! “Proviamo a fare in un
altro modo! Cerchiamo di essere più tolleranti! Predichiamo un messaggio
che sia più accettabile alla massa della popolazione. Rendiamogli ‘più
facile’ la sua accoglienza, moderiamone i termini, magari molta più
gente ‘entrerà nell’arca’. Intanto, ‘ritardiamo il diluvio’, ‘non c’è
fretta’”. Convenientemente ci dimentichiamo troppo spesso quel che dice
Gesù: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e
spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce
alla vita, e pochi sono quelli che la trovano" (Matteo 7:13-14).
Quelle poche persone vengono salvate “attraverso l’acqua”. Perché
Dio non ha manifestato il Suo perdono indipendentemente dall’acqua del
Suo giudizio? Perché non perdona “e basta”? Perché è stato necessario
che Cristo Gesù morisse in croce perché questa salvezza potesse essere
realizzata? Perché Dio non solo è misericordioso, ma anche giusto. Non
sarebbe stato giusto se Egli avesse solo “passato un colpo di spugna”
sui nostri peccati. La Sua legge à una cosa seria e va rispettata, come
devono essere applicate le sanzioni che essa prevede per i suoi
trasgressori. Il giudizio di Dio deve cadere sul trasgressore. Esso
inevitabilmente cadrà su di te se non chiedi che valga per te
l’espiazione che Cristo ha compiuto sulla croce. Si potrebbe dire:
“Scegli: o il giudizio di Dio, quello che tu meriti, si abbatte su di
te, oppure si abbatte per te su Cristo e tu ne sarai liberato. Non vi
sono alternative: o te o Cristo. La salvezza è sempre “attraverso
l’acqua”, attraverso il giusto giudizio di Dio, e mai senza di esso.
Cristo è presente durante la paziente attesa di Dio ed è presente nell’espressione del giudizio di Dio.
Presenza nell’atto del Battesimo
La presenza del Cristo si manifesta poi nell’atto del Battesimo allorché la Parola, di cui è segno, lo accompagna. “Quest'acqua
era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal
corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva
anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo” (21).
L’acqua del diluvio, espressione del giudizio di condanna che Dio
esegue sull’umanità ribelle di quel tempo, diventa simbolo del giudizio
stesso di Dio ed a sua volta del Battesimo cristiano.
L’acqua del Diluvio universale purifica il mondo dall’empietà,
così come un giorno lo farà il fuoco eliminando i ribelli dalla faccia
della terra. Attraverso quell’acqua Noè e la sua famiglia vengono
salvati dalla grazia di Dio nel mezzo di salvezza che Dio ha loro
provveduto, l’arca. La lettera agli Ebrei dice: “Per fede Noè,
divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio
timore, preparò un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua
fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per
mezzo della fede” (Ebrei 11:7). Noè e la sua famiglia passano attraverso
l’acqua del giudizio di Dio, così come l’antico Israele era passato
attraverso le acque del Mar Rosso che si erano ritirate per lasciarli
passare, ma in quelle stesse acque annega Faraone ed il suo esercito. La
salvezza e la vita di alcuni attraverso le acque che sono la condanna e
la morte di altri.
L’acqua del Battesimo cristiano, afferma Pietro, non ha a che
fare con l’eliminazione di sporcizia dal corpo. Essa è segno ed annuncio
dell’opera di Cristo che elimina la sporcizia morale e spirituale che
ci separa da Dio. Chi chiede il Battesimo invoca Dio che, in Cristo,
applichi alla vita sua e della sua famiglia l’efficacia purificatrice
della Sua opera affinché la loro coscienza morale e spirituale sia
ripulita dal peccato che la guasta, mettendola in grado così di
discernere ciò che è gradito a Dio e di viverlo giorno per giorno, da
quel momento in poi.
È così che il Battesimo diventa significativo non solo per
l’individuo che lo chiede, ma anche per l’intero nostro nucleo familiare
con tutti i suoi componenti. Quando il Nuovo Testamento parla del
Battesimo non si tratta tanto, infatti, di un atto individualistico, ma
include spesso l’intero nucleo familiare. Il battesimo di famiglia è
il tipo di battesimo che la Scrittura descrive quando parla di coloro
che dovrebbero essere battezzati. In Atti 16 la famiglia sia di Lidia
che del carceriere di Filippi furono battezzate da Paolo (vv. 15, 33).
Paolo parla in I Corinzi 1:16 di aver battezzato la famiglia di Stefana.
Noi leggiamo in Atti 10:48 del battesimo della casa di Cornelio da
parte di Pietro. Questo è il modello neotestamentario del battesimo. Il
battesimo di case e famiglie segue dalla fede nel patto familiare di
Dio: che Egli sovranamente, graziosamente, ed immutabilmente promette la
salvezza a famiglie e case, promettendo di essere il Dio di credenti e
dei loro figli (Genesi 17:7; Atti 2:39). La pratica di battezzare famiglie o case, seguendo il
chiaro esempio della Scrittura stessa, ci ricorda il fatto che Dio
Stesso è una famiglia, Padre, Figlio, e Spirito Santo, e che Egli
magnifica la Sua grazia e rivela Se Stesso nel mandare la salvezza a
famiglie. Egli è, in verità, il Dio di famiglie (Salmo 107:41).
È il Battesimo che “salva”? Alcuni pensano di sì e fanno
riferimento (mozzandolo) a ciò che dice Pietro in questo testo. Pietro
però dice: “Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù
Cristo”. È Gesù Cristo che salva, non il Battesimo. Gesù salva
attraverso la Sua opera efficace applicata dallo Spirito Santo ai
credenti e che trova nella Sua risurrezione il fondamento. Il Battesimo
ne è l’espressione simbolica in cui Cristo si compiace di manifestarsi
allorché sia accompagnato dall’annuncio dell’Evangelo. Il Battesimo di
per sé stesso, però, non ha alcuna sua potenza intrinseca che possa
essere distaccato dalla fede di chi lo riceve e dall’annuncio della
Parola che lo accompagna.
Che significa essere battezzati? Risponde molto bene la
Confessione di fede elvetica che dice: “Essere battezzato nel nome di
Gesù Cristo non è altro infatti che essere iscritto, introdotto e
ricevuto nell’alleanza e nella famiglia, cioè nell’eredità dei figli di
Dio, ed essere anche chiamato fin d’ora con il nome di Dio, cioè figlio
di Dio, essendo stato purificato dalle sozzure del peccato e dotato di
diverse grazie di Dio per condurre una vita nuova e innocente. Il
battesimo quindi ci ricorda e ci rappresenta al vivo questo grande
beneficio di Dio e questa grazia inestimabile fatta al genere umano. In
effetti, noi nasciamo tutti con la macchia del peccato e siamo figli
dell’ira, ma Dio, che è ricco di misericordia (Ef. 2:4), ci ripulisce e
purifica gratuitamente dai nostri peccati mediante il sangue del suo
Figlio, adottandoci in lui per suoi figli, e ci unisce a sé con una
santa e sacra alleanza, arricchendoci di diversi doni e grazie perché
possiamo condurre una vita nuova (Ef. 1,:5). Ora tutte queste cose
vengono a noi assicurate dal battesimo. In esso, noi siamo infatti
interiormente rigenerati, purificati e rinnovati davanti a Dio mediante
lo Spirito Santo, ricevendo esteriormente un sigillo e una
testimonianza dei grandissimi doni ricevuti nell’acqua del battesimo,
mediante la quale ci vengono rappresentati e come posti davanti agli
occhi i grandissimi benefici del nostro Dio”.
Presenza alla destra di Dio
Il coronamento della presenza del Cristo è rappresentato
dall’Ascensione di Cristo risorto alla destra della maestà di Dio.
Pietro scrive: “...che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove
angeli, principati e potenze gli sono sottoposti” (22).
È così che il Cristo, l’eterna Parola di Dio, viene posto sul trono
accanto a Dio Padre, come autorità massima e impareggiabile. Il Cristo "svuotò
se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha
sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni
nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli,
sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il
Signore, alla gloria di Dio Padre" (Filippesi 2:7-11).
Egli è l’eterno Re dei re e Signore dei Signori, il nostro
Signore e Salvatore a cui nessuno può essere pari. Là su quel trono Egli
è presente per noi. Il mondo potrà anche condannarci, ma abbiamo una
certezza, insieme a tutto il popolo di Dio: “Chi li condannerà? Cristo
Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di
Dio e anche intercede per noi” (Romani 8:34). Egli ci sostiene
costantemente con la Sua intercessione. Non abbiamo più nulla da temere,
neanche di fronte alla sorte peggiore di cui potrebbero farci oggetto
la gente empia e ribelle di questo mondo, bugiardi ed assassini.
Possiamo portare con fierezza il nome di Cristo sulle nostre labbra ed
anche cantarlo in faccia ai nostri aguzzini. Come dice l’apostolo Paolo:
"È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne
vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il
potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno" (2 Timoteo 1:12).
di Paolo Castellina
"Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato."
(1Pietro 4:14)
"Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato."
(1Pietro 4:14)
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